La storia del teatro
Pochi giorni prima della fine del cantiere, su invito del Sindaco Anna Ravoni, l’Architetto Emilio Guazzone – a cui si deve l’idea originale e la prima fase progettuale della nuova costruzione – ha visitato il teatro; è stato un incontro per noi interessantissimo e che si è concluso con la sua promessa di scrivere un breve testo per il nostro programma di sala.

TEATRO DI FIESOLE STORY
Fiesole, 11 novembre 2022
Alcune note per una storia sintetica del progetto.
L’idea iniziale nasce a metà degli anni ’90, quando, da studente di architettura e componente del coro della Scuola di Musica di Fiesole, pensai di affrontare il progetto di una sala da concerto per la mia tesi di laurea, relatore Prof. Roberto Maestro.
Proprio a Fiesole in quegli anni si parlava della necessità di ricostruire una sala per spettacoli, dopo la demolizione del vecchio cinema Garibaldi, situato appunto in piazza Garibaldi fino alla fine degli anni ’70. Dopo la proposta di Michelucci di ricostruirlo nello stesso luogo (attuale edificio Menarini), non ci furono altre idee rilevanti. La piazza del Mercato allora sembrava il luogo più adatto per il progetto di una sala da musica, da tutti i punti di vista, sia logistico, sia per il fatto di essere adiacente al Teatro Romano, sia perchè situata in area piuttosto silenziosa e da riqualificare. Fra l’altro, era sede della Società Filarmonica G. Verdi, da dove prese i primi passi anche la Scuola di Musica del Maestro Farulli. Il piccolo edificio della Filarmonica aveva un cortile, rivolto verso la piazza, recintato da un muro e con una piccola cabina di proiezione per cinema all’aperto.
La tesi di laurea, 1995, fu un progetto molto ambizioso, ma non altrettanto aderente alla reale fattibilità (del resto è quello che si chiede ad una tesi in progettazione, di volare alto). Per cui progettai un edificio capace di contenere una sala da 700 posti, esclusivamente dedicato alla musica, da camera e sinfonica, che si collocasse al posto della Filarmonica, e con un’altezza decisamente superiore ai limiti consentiti dal regolamento edilizio vigente. Inoltre prevedeva l’uso dell’adiacente edificio della Biblioteca comunale, con funzioni di uffici, camerini ecc. Il progetto ottenne il massimo dei voti e un premio di laurea dalla Fondiaria assicurazioni. È stato pubblicato dalla Cadmo edizioni, ed è tutt’ora visibile in rete digitando Auditorium di Fiesole su un motore di ricerca, o sul sito arch’it (architettura.it).
Dopo la laurea, nel 96, presentando il progetto all’allora Sindaco Pesci, ricevetti l’incarico per lo Studio di Fattibilità per una piccola sala polivalente, da progettare non in sostituzione della Filarmonica, ma in adiacenza ad essa, occupando solo l’area del cortile. Ne venne fuori una piccola sala da appena 150 posti, ma fu il primo passo di un iter che ha portato poi alla progettazione finale.
Nel 98-99, si passò ad un incarico di progettazione Definitiva, secondo la legge Merloni allora in vigore, per una sala polivalente più ambiziosa, in grado di svolgere le funzioni di Teatro di prosa, Auditorium musicale, Cinema, Convegni. Formai un gruppo di progettazione composto dall’ing. Papi per le strutture, ing. Giuseppini per l’impianto termico e trattamento aria, da Tecnistudio per l’impianto elettrico e il controllo normativo, dall’arch. Ceccaglini per il computo metrico, dall’ing. Jürgen Reinhold di Müller BBM per la consulenza acustica.
Recuperando le idee di base della tesi di laurea, ma al contempo rispettando i limiti imposti dal luogo, dal regolamento edilizio, dal budget, e soprattutto mantenendo la sede della Filarmonica, consegnammo il progetto Definitivo nel 2002, come previsto, ottenendo anche il placet della Sovrintendenza. Sala polivalente da 312 posti, camerini, sale prova ecc. La Filarmonica soprelevata di un piano, in cambio della cessione al Comune della proprietà dell’area del cortile.
Il progetto finale, che è poi giunto alla sua odierna realizzazione, era completato dal Foyer vetrato che occupava una porzione della piazza (poi Largo Farulli), restituendone la superficie nella terrazza di copertura, per un uso pubblico libero, anche a Teatro chiuso.
Fin qui la mia partecipazione è stata totale ed entusiastica, anche per il fatto di essere il primo grande incarico da professionista, naturale evoluzione della tesi di laurea, svolto durante gli anni della mia esperienza presso il Renzo Piano Building Workshop, al cui interno mi sono comunque occupato di spazi per la musica e lo spettacolo, con l’Auditorium Paganini di Parma prima, e il Parco della Musica di Roma poi. Successivamente, nel 2003 se non ricordo male, la fase successiva di progettazione, ovvero la prog. Esecutiva e la cantierizzazione, fu messa a concorso da parte dell’amministrazione comunale, anzichè essere nuovamente affidata al mio gruppo. Con somma sorpesa e un certo sgomento, mio e di tutto il gruppo di progettazione. Ciò nonostante, partecipammo alla gara, con altri gruppi. In breve, il progetto fu affidato al gruppo degli arch. Blasi e Sylos Labini, che finirono per ottenere lo stesso punteggio nostro, ma con una particolarità: offrirono la consulenza acustica gratuita, mentre noi eravamo forti della consulenza di Müller BBM, notissimi nel mondo, ma non certo disponibili in modo gratuito. Per questo motivo presentammo ricorso al Tar, che però, pur dandoci ragione nella forma, non lo fece nella sostanza, con la motivazione che il Comune di Fiesole in questo modo risparmiava denaro a vantaggio della collettività.
A queste vicende si deve la mia amarezza e la delusione per un percorso interrotto sul più bello.
In seguito, nel tentativo di ricucire uno strappo, mi venne offerto il ruolo di direzione artistica del progetto, in collaborazione col gruppo Blasi-Sylos Labini, e così, nei mesi successivi si arrivò alla consegna del Progetto Esecutivo tra la fine del 2003 e l’inizio del 2004.
Da quel momento, indetta la gara d’appalto e assegnati i lavori, non ho più ricevuto coinvolgimenti diretti. Ho seguito a distanza, da cittadino fiesolano in trasferta (dal 2000 al 2008 a Roma), le varie fasi di costruzione, le interruzioni, le notizie riportate dai giornali. Anche l’amministrazione comunale era nel frattempo cambiata, passando al Sindaco Incatasciato, che non ho mai conosciuto personalmente.
Dal 2006 in sostanza si è fermato tutto, fino al secondo mandato dell’attuale Sindaco Anna Ravoni, e poi al vostro subentro come società che oltre a portare a conclusione i lavori, ha preso anche la gestione futura del teatro, risolvendo quello che ormai era diventato un non-finito in grado di assumere velocemente i caratteri di un rudere contemporaneo.
Per quanto riguarda lo spirito del progetto, e la sua descrizione architettonica, rimando alla pubblicazione dell’album realizzato nel 2003, in occasione anche della mostra nei locali del Comune.
Architetto Emilio Guazzone
Progettista
Teatro e Auditorium

UNA SALA PER TUTTA LA MUSICA
Pensare ad un teatro significa prendersi cura dell’equilibrio tra la scena e il pubblico.
È un argomento che si presenta sempre e che pervade la progettazione.
Istintivamente sono partito dall’impressione avuta la prima volta che sono stato invitato
a visitare il cantiere del teatro: uno spazio vuoto.
Partendo da questa sensazione ho ricomposto l’idea come uno sviluppo per parti, dividendo, come in una partitura musicale, le soluzioni formali, ognuna con una sua specifica regola e funzione.
Nessuna integrazione diretta, nessuna comunione apparente, ma un insieme. Un insieme di elementi che si condensano attorno ad uno spazio catalizzatore; il Teatro, sacrale all’uomo, sorgente di rapporti e invenzioni, fuori dal tempo eppure sempre parte e autore del suo tempo. Uno spazio dove un interrogativo è motivo di meraviglia.
Il teatro per dimensione e posizione, vuole essere un contenitore capace di sostenere le varie forme d’arte; la musica, la parola. Quello che vedete è infatti l’interpretazione di questi obbiettivi, anche delle loro differenti necessità, una fusione di idee, tecnica, tecnologia, di materiali, di arredo, la cui buona riuscita è dovuta dall’essere stato ben supportato da coloro che lo hanno realizzato, che lo hanno voluto.
Tecnicamente l’involucro interno è fatto con una certa armonia per vibrare, risuonare, riflettere e assorbire: un impasto composto da diversi materiali e da come sono stati fissati.
Il soffitto della sala è stato progettato con un sistema dinamico fatto da due facce, una soluzione che coniuga estetica e funzionalità. Una geometria che ricorda le vele, con una faccia in legno e ferro e l’altra in materiale fonoassorbente. È proprio alla diversità dei materiali, alla loro diversa risposta al suono, che si deve la capacità riflessiva di queste superfici, in modo che la sorgente acustica, quella non amplificata, arrivi ovunque, fino in cima alla tribuna come nella prima fila. Il lato opposto, realizzato con pannelli che assorbono il suono che vi si riflette, è necessario per creare una acustica ottimale per spettacoli amplificati elettronicamente.
Dal palco proviene, nitida e forte, la musica e la parola.
Questo risultato è dato da un sistema di volumi posto sul fondo del palco, basato sulla regola progettuale di Manfred Schroeder. Il suo scopo è quello di diffrangere il suono nella sala, senza alterare la potenza e la densità.
Questo rapporto di equilibrio ed armonia visiva è commentato dalla luce, che come una pioggia, scende, riverberando la sua umidità sulle superfici delle pareti e del parterre.
Sono tutte considerazioni su un modo di sentire lo spazio e vedere la sua musicalità, sono l’espressione immediata dei sentimenti che si aspettano essere suscitati ogni sera, quando la sala spegne le sue luci.
Architetto Carlo Carbone
Architettura di interni, acustica della sala teatrale e ingresso